Tornare ed essere un festival: due motivi forti che ci spingono a dare nuova vita, nuovo volto, nuova energia propulsiva per celebrare la natura intensa ed eccezionale propria della festa (dalla parola stessa festival).
4 giorni, 15 eventi, solo una volta, solo adesso, in questo formato, con questi spettacoli, in questi luoghi, con queste persone, fuori dal quotidiano e dall’ordinario.
DSD è un esercizio performativo in sé e per sé.
Cos'è un festival se non un’occasione che consente un rapporto speciale, unico e diverso con il pubblico, con l3 artist3 e con il territorio?
DSD torna a Sassari, e lo fa con ambizione: una programmazione transdisciplinare situata in luoghi considerati non-convenzionali per le arti performative, al fine di mescolare tanti tipi di pubblico, di inventarne altri, di ampliare l’idea di arte, di accogliere, coinvolgere, moltiplicare l’esperienza del festival.
I luoghi di spettacolo del festival DSD sono luoghi della città da riscoprire e rivedere con altre lenti, sono elementi che offrono la possibilità di sperimentare, di reimmaginare, di ridisegnare e di notare come guardiamo, come offriamo e come partecipiamo.
due é il focus di questa edizione di DSD, un focus che si apre a varie interpretazioni, rappresentazioni e accezioni
due ha guidato la curatela del festival alla presentazione di lavori “semplici”, adattabili, che hanno a che fare con l’ascolto, con lo scambio, con le relazioni, con il leaning-in (inclinare il corpo verso, avvicinarsi), con la sensibilità, con la cura, con il fare i conti con noi stess*
in due si é chiamat3 alla relazione con l’altr*, che rivela poi chi siamo noi, ci costringe a guardarci dentro
qualcuna diceva che in due si è troppo poch3, perché se manca un* poi si é soly
infatti quando si é in due bisogna esserci, non ci si nasconde dietro nulla, è l'esperienza prima e primaria
esistiamo prima di tutto in due, noi e il corpo che ci ospita ci nutre e ci cresce
l’esperienza un* a un* (doppia) è quella di cui necessitiamo per sopravvivere
simbiosi
nel teatro e nella coreografia, formalmente, il due c’é sempre: lo spazio e il tempo, la scena e il fuoriscena, la quinta di destra e quella di sinistra, il fondale e la quarta parete, l’azione e la fruizione, l3 performer e il pubblico, la finzione e la realtá
due sono igor e moreno, che vivono in due e creano in due e si amano in due
duetto é il mio primo vero e ultimo lavoro, per una performer adulta e una performer bambina
Sui palchi (marmi, pavimenti e tappeti) di DSD 2024, il due é presente anche cosí:
due come i duetti, Save The Last Dance For Me di Alessandro Sciarroni, che esplora e rivisita un antico ballo di coppia bolognese, e HOW TO _ just another Boléro di EM+, che scopre e riscopre la coesistenza
due come i lavori firmati da co-autori e autrici, tra cui il nuovissimo CRY VIOLET del duo Panzetti Ticconi, un’estratto del film 52 Portraits dell’iconica partnership tra il coreografo Jonathan Burrows e il compositore Matteo Fargion e la collaborazione tra i designer sardi Amedeo Inglese (suono) e Corrado Podda (grafica)
due come la dualità, gli opposti, l’attrazione, l’inizio e la fine, tematiche presenti nel corto Gaia - Rinascita della compagnia Prendashanseaux
due come il dialogo diretto tra performer e audience, tra regia e scena, tra chi è fuori e chi è dentro, presente nel mitico I x I No non distruggeremo gli spazi di Quod Design a Sassari di CollettivO CineticO
due come un assolo che parla di relazioni “una a una”, il delicatissimo DAUGHTERS di Teodora Grano, una ricerca sulla genitorialità e sulla figlitudine acquisita e al tempo stesso una riflessione sulla relazione tra il linguaggio del corpo e la scrittura, tra l’azione e la semantica
due torna ancora celebrando la collaborazione tra S’ALA e il MOS/Movimento Omossessuale Sardo con una festa dal titolo PARTY AFTER PARTY (ripresa del gioco di parole Danza Sassari Danza) dove si invita Sassari e la sua cittadinanza a essere finalmente protagonist3 della danza presso gli spazi del Centro Culturale e di Socializzazione LGBTQI+ Borderline di Via Rockfeller, accompagnat3 dal set di Puta Caso, DJ e illustratrice di Cagliari
due ha spinto la direzione del festival a rivalutare dal passato, consolidare nel presente e proiettare nel futuro la relazione tra progettualità artistica e spazi della città, declinando DSD come un momento collettivo, comunitario, di incontro, celebrazione, tutela del territorio e delle persone che lo abitano e che lo visitano
invitando soggettivitá che provengono da altri luoghi e da altre realtá e nutrendo una rete con il ‘fuori’, desideriamo, lavoriamo e godiamo di un festival ben radicato nel suo territorio cittadino, regionale e nazionale, con diverse forme di relazione, diverse forme di due: la relazione con chi sostiene economicamente e a livello politico-culturale la manifestazione (Fondazione di Sardegna, Camera di Commercio di Sassari, Regione Sardegna, Ministero della Cultura); la relazione con le organizzazioni e associazioni che sponsorizzano, collaborano, supportano e partecipano alla riuscita del festival (tra le altre: Quod Design, Hotel Grazia Deledda, Viale SRL, MOS, Iconica Selvatica, Badu Canu, Meridiano Zero); i rapporti con le persone a Sassari e il coinvolgimento del pubblico locale grazie all’offerta di laboratori ed esperienze formative, grazie alla possibilitá di accedere agli eventi del festival con pass, biglietti ridotti e tariffe agevolate, grazie al rapporto con le scuole locali (come il Liceo Coreutico Azuni) e grazie al lavoro che S’ALA porta avanti tutto l’anno aprendo le porte ai processi creativi dell3 artist3 in residenza
due è solo un’altro modo per leggere le contemporaneitá, un modo per esserci con le nostre identitá, un modo per tornare, un modo per passare e lasciare un segno, un modo per porci delle domande e un modo, assieme, per proseguire
Margherita Elliot
curatela e direzione artistica festival Danza Sassari Danza 2024
19 - 22 Settembre
40° 43' 33.337" N 8° 33' 20.457" ESeguici
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